Qual è il percorso di studi per diventare magistrato

Il percorso di studi per diventare magistrato è contraddistinto da un elemento imprescindibile: la laurea in giurisprudenza.

Per laurea in giurisprudenza si intende un percorso non inferiore a quattro anni, escludendo la seconda laurea (cioè dove giurisprudenza è frutto di un cambio nella versione 3+2, entrambi i percorsi non raggiungono i 4 anni infatti).

Quale facoltà scegliere per entrare in Magistratura

Come detto nel preambolo, la laura in leggi è fondamentale. Ma cosa si intende per laurea in giurisprudenza?

Prima di tutto vediamo chi, in possesso di questa laurea, può fare il magistrato.

  1. Uno studente delle scuole superiori che vuole diventare magistrato, a questo punto deve per forza studiare leggi.
  2. Chi svolge una professione afferente alle materie giuridiche e vuole intraprendere la strada della magistratura.

Nel primo caso, il percorso è molto chiaro: alla fine delle scuole superiori, e avendo conseguito l’esame di maturità, ti iscrivi in Giurisprudenza e cerchi di ottenere il massimo dei voti su ogni esame.

Il motivo per cui diciamo questo è altrettanto comprensibile: l’esame di stato per diventare magistrato è molto impegnativo, la prova è difficile, la selezione è dura in quanto limitata – quando il ministero di grazia e giustizia indice un concorso – a pochi posti e non concorrono solo gli studenti freschi di laurea, ma anche personale molto qualificato.

Dopo la laurea hai un ulteriore gradino da salire, a scelta tra questi:

  • Completare il biennio della scuola di specializzazione per le professioni legali.
  • Dottorato di ricerca in materie giuridiche.
  • Stage presso uffici giudiziari.
  • Tirocinio professionale di un anno e mezzo (18 mesi) presso Avvocatura dello Stato.

A questi posti di magistrato, che è un dipendente dello Stato, non concorrono solo i neo-laureati in giurisprudenza, ma anche figure professionali che appartengono al mondo della giustizia e dell’amministrazione pubblica. E qui veniamo al punto 2.

Possono entrare nella magistratura (civile, penale):

  • procuratori dello Stato.
  • dipendenti statali in area C con almeno 5 anni di anzianità, che hanno ottenuto il posto tramite concorso pubblico per il quale era richiesto il possesso della laurea in giurisprudenza non inferiore ai 4 anni.
  • dirigenti pubblici con anzianità di almeno 5 anni, nelle stesse modalità indicate sopra e sempre che non siano incorsi in sanzioni disciplinari;
  • tutti gli abilitati alla professione forense, iscritti all’Albo degli Avvocati.

Per tutti i percorsi è necessaria la cittadinanza italiana ed essere in possesso della totalità dei diritti civili, inoltre è molto importante l’aspetto irreprensibile della condotta che può comportare una non idoneità (se si viene dichiarati 3 volte non idonei in precedenti domande, non è possibile ripresentare la candidatura).

Il concorso in magistratura

Il concorso in magistratura è riservato a un certo numero di candidati comunicato dal Ministero della Giustizia tramite la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

L’accesso alla magistratura è regolato dal decreto legislativo 160 del 2006.

Il numero viene deciso sulla base delle esigenze del ministero, secondo le richieste che pervengono dall’organo di autogoverno del corpo dei giudici e dei magistrati, cioè il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).

Il ministero può avere più bisogno di magistrati per completare i ranghi delle procure e degli uffici, ovvero dover sostituire i magistrati nel frattempo andati in pensione.

L’esame di magistratura è composto da 3 prove scritte più una orale.

Gli elaborati tecnici della prova scritta

La prova scritta è detto anche elaborato tecnico e riguarda le tre aree principali del diritto: il diritto civile, quello penale e quello amministrativo.

Il Ministero della Giustizia comunica attraverso i canali, oltre al numero dei posti disponibili, anche i titoli delle prove scritte. Negli ultimi tempi, per facilitare la comunicazione con i candidati, utilizza il proprio profilo Twitter ufficiale (@minGiustizia) e il sito quotidiano gnewsonline.it.

L’elaborato tecnico viene scelto da una rosa di proposte di 3 titoli per ciascuna prova. Durante la prova scritta, di solito affollata, è possibile portare con sé i codici in commercio, ma non manuali e schemi di sintesi, fotocopie o riproduzioni scritte a mano.

Il ministero attua delle disposizioni particolari per la scelta dei locali, ampi e riconoscibili, raggiungibili da qualunque parte d’Italia, disponendo i calendari delle prove per i vari gruppi.

La durata dell’elaborato tecnico è di 5 ore.

La prova orale

La prova orale, come per l’esame di stato per l’avvocatura, è consequenziale al risultato ottenuto nelle 3 prove scritte.

Si tratta quindi di una vera e propria promozione che consente l’accesso all’ultimo, ma non per questo meno importante, gradino prima di diventare ufficialmente magistrato.

La prova orale è immediata rispetto alla comunicazione del risultato della prova scritta. Il ministero di norma indica un periodo di tre settimane che passano dalla comunicazione dei risultati alla data della prova orale.

Per cui occorre sempre studiare, soprattutto se si è consapevoli di aver svolto una prova al di sopra della media richiesta: voto 12 su 20 in almeno ognuno degli elaborati.

La prova orale ha un voto espresso in decimi di punto per ogni materia prevista nell’interrogazione, più la sufficienza nella lingua straniera scelta. Il voto complessivo tra scritto e orale non deve essere inferiore a 108.

Le materie da presentare all’orale, che quindi rappresenta una summa ben dettagliata di tutto ciò che si è studiato durante il percorso di laurea, sono 10.

  • diritto civile e basi del diritto romano
  • diritto processuale civile
  • diritto penale
  • diritto processuale penale
  • diritto costituzionale, amministrativo e tributario
  • diritto commerciale e fallimentare
  • diritto del lavoro
  • diritto comunitario
  • diritto internazionale
  • informatica giuridica e ordinamento della giustizia

Migliore è il voto di entrata dello scritto, e maggiori saranno i margini di errore nell’orale. Per questo motivo va svolta una preparazione pesante, nelle stesse materie, per le prove scritte.

Il tirocinio: MOT

Una volta entrati in Magistratura si svolge il tirocinio di 18 mesi e il candidato idoneo che ha superato l’esame di magistratura viene affiancato a un magistrato ordinario esperto.

Durante questa importante fase il giovane magistrato svolge un’attività regolarmente retribuita presso gli uffici giudiziari, nei quali inizia a imparare i segreti del mestiere.

Questo periodo è diviso in due fasi, una di indirizzo generico e l’altra di cosiddetto indirizzo mirato.

Nella prima diciamo che il giovane magistrato può essere affidato a tutti gli uffici giudiziari presenti sul territorio, indipendentemente dalla tipologia dello stesso.

Ad esempio, può svolgere la pratica presso il tribunale dei minorenni oppure in un tribunale penale.

Finita questa fase ce n’è una di vero e proprio indirizzo, con la quale il magistrato viene affidato a un ufficio presso il quale sarà destinato, se verrà ritenuto idoneo.

La fase di tirocinio è molto importante: se il MOT non viene giudicato idoneo deve prolungare il tirocinio, e la persistente non idoneità lo fa decadere dal ruolo.

Se il MOT supera il tirocinio gli vengono conferite le funzioni giudiziarie.

Da questo punto di vista, questo passaggio è solenne e delicato, in quanto la funzione giudiziaria corrisponde a uno dei 3 poteri dello Stato, posto in equilibrio rispetto agli altri due (esecutivo, legislativo).

Come magistrati si è investiti di un importante potere che ha influenza sulla vita ordinaria delle persone ed è quindi sempre necessario mantenere una condotta irreprensibile.

Diventare pubblico ministero

La figura del magistrato è anche chiamata “giudice”. Il termine magistrato deriva invece dalle cariche pubbliche presenti nell’ordinamento dell’antica Roma, e l’etimologia del termine è piuttosto chiara.

Un giudice può svolgere due funzioni:

  • la funzione giudicante, è il magistrato che si pronuncia sulle materie di sua competenza nelle quali è stato assegnato all’interno del proprio ufficio.
  • la funzione requirente, è un organo della magistratura che non decide, ma esprime richieste come dice il termine. In questa funzione rientra il Pubblico Ministero che conduce indagini da sottoporre alla funzione giudicante.

Il pubblico ministero è una funzione molto nota a causa dell’esposizione mediatica dal momento che esercita l’azione penale.

Nella sua funzione requirente questo magistrato:

  • Analizza prove e indizi di reato;
  • Valuta le stesse in relazione all’esercizio dell’azione penale, se cioè le indagini debbano proseguire oppure essere archiviate;
  • Può coordinare le attività di indagini disponendo delle forze di Polizia Giudiziaria, cioè le forze dell’ordine a disposizione del PM (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza più personale di uffici particolari) per acquisire informazioni, disporre misure, aumentare il raggio delle indagini con atti specifici regolati dalla legge (interrogatori, intercettazioni, richiedere misure restrittive et cet.).
  • Formula capi d’accusa e sostiene le prove contro l’imputato in aula, davanti al giudice in funzione giudicante.

Una differenza c’è tra PM e GIP

Il GIP è un magistrato con funzione di garanzia nei confronti dell’indagato, in quanto giudica sulla sostanza del lavoro presente nel fascicolo del pubblico ministero.

Egli non ha un fascicolo proprio e non conduce indagini, ma deve semplicemente valutare la bontà del lavoro del collega inquirente, a garanzia dell’indagato. È tipico della sua figura emettere gli avvisi di garanzia, che sono appunto delle notifiche a favore dell’indagato, per renderlo noto che nei suoi confronti è presente un’indagine della procura e che può disporre degli strumenti della difesa.

Il GIP può decidere se integrare il lavoro di raccolta delle prove con un supplemento di indagini preliminari oppure fissare direttamente la data dell’udienza, se ritiene che il fascicolo sia sufficiente. Può anche disporre l’archiviazione se la notizia di reato è infondata, sempre su richiesta del PM.

La scelta tra giudice e PM viene fatta sulla base di considerazioni pratiche, come la distanza del tribunale e l’organico a disposizione della procura. Nella carriera un magistrato può essere spostato per 4 volte massimo tra le due funzioni, non essendoci la separazione delle carriere. Per cui la scelta viene fatta cercando di capire come muoversi, esattamente come per gli altri posti pubblici.

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