Cosa fare se i bambini stanno troppo tempo sul cellulare?

È di questi giorni la notizia di una circolare del MIUR relativa all’utilizzo del cellulare in classe. Ci sono delle eccezioni, come lo scopo didattico, ma rimane il problema che troppo spesso i bimbi, soprattutto quelli della prima età scolare, usino troppo lo smartphone.

Colpa dei genitori? Andazzo inevitabile? Quale che sia il motivo, è ovvio che si tratta di uno strumento da far usare con attenzione.

Studi e ricerche condotti in materia suggeriscono chiaramente come si sia molto abbassata rispetto a un tempo sia l’età in cui i bambini ricevono il primo smartphone – in media a nove anni – e sia quella in cui cominciano a utilizzare i social network, nonostante gli ultimi abbiano regole che dovrebbero vietare l’iscrizione agli under 13.

Anche a fronte si notizie allarmistiche come quelle che vogliono gli atteggiamenti autolesionisti aumentati tra i bambini che passano più tempo in Rete e usando i dispositivi digitali, è essenziale così che i genitori per primi si facciano garanti del benessere digitale dei più piccoli: proviamo a scoprire come.

Alcune dritte sul benessere digitale

Anzitutto non serve a nulla considerare gli smartphone, i tablet e gli altri dispositivi digitali come un pericolo per i propri figli.

Gli ultimi due anni sono stati la prova del ruolo abilitante che può avere la tecnologia: senza smartphone e simili sarebbe stato impossibile continuare a seguire le lezioni durante il picco dei contagi da coronavirus.

Anche al di fuori della DAD, smartphone e altri dispositivi simili possono essere sfruttati per rendere più coinvolgenti, interattivi e in molti casi persino più accessibili i momenti formativi: alcuni insegnanti lo hanno capito e hanno sviluppato progetti per l’uso della tecnologia in classe innovativi.

È tempo che lo stesso avvenga anche in famiglia: mettere un iPhone XS, magari acquistato ricondizionato su siti come Certideal, Apple e Amazon per risparmiare un po’ sulla spesa, sulla scrivania del proprio figlio non significa necessariamente tentarlo con una distrazione in più, ma può volere dire affiancargli un ottimo alleato per lo studio o per appassionarsi a nuovi hobby come la fotografia, il disegno, la musica, la matematica.

Ci sono molte applicazioni di natura didattica che possono essere impiegate e che possono sottrarre tempo al consumo dedicato ai giochi o allo streaming passivo di video da YouTube (canali di videogiocatori).

L’importante è stabilire fin da subito – poche – regole chiare sul suo utilizzo, così come su quello degli altri dispositivi digitali che ha a portata di mano.

Provvedere al benessere digitale dei propri figli è più in generale questione di concordare, e farlo quanto più possibile insieme e in maniera condivisa, cosa è permesso e cosa no al bambino quando è connesso a Internet o sta usando smartphone, tablet e PC.

Le app per il parental control e le impostazioni che permettono di restringere siti e contenuti raggiungibili dal bambino possono essere un valido aiuto in questo senso.

Un altro buon metodo è usare una finestra d’orario. Una dedicata all’apprendimento e allo studio – senza distrazioni. L’altra dedicata solo ai giochi e allo svago. Facendo capire che la seconda viene dopo la prima (e ha più valore se legata a un impegno assunto con sé stessi).

L’atteggiamento migliore, però, potrebbe non essere quello semplicemente prescrittivo: più che limitarsi a una serie unidirezionale di no (no allo smartphone mentre si è a tavola, no ai social quando si è punizione, eccetera) sarebbe meglio, cioè, ascoltare ed eventualmente rimodulare insieme i bisogni digitali dei propri figli.

Più in generale un atteggiamento curioso verso ciò che i propri bambini fanno online potrebbe essere doppiamente proficuo.

Non è raro, infatti, che bambini e adolescenti abbiano con ambienti e strumenti digitali più familiarità degli adulti e sappiano meglio degli adulti interpetrare alcune dinamiche tipiche al loro interno.

Mostrandosi interessati alla challenge TikTok del momento o all’app per le domande anonime di cui tutti parlano, e non semplicemente preoccupati che i propri figli non siano impegnati online in attività pericolose, è più facile accattivarsene la fiducia ed essere tra le prime persone con cui gli stessi vogliano condividere qualcosa che non va.

La proibizione in senso stretto delle attività digitali non porta alcun reale vantaggio, dato che esse sono imprescindibili per l’apprendimento.

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